Casa al Portonaccio [interiors.2017]
Portonaccio.
Originaria campagna dell’agro romano.
Resti di importanti sepolcri. scalo ferroviario poi.
Immagini ardenti di Pasoliniana memoria e fervido sviluppo urbano.
Edifici dal carattere popolare. densità abitativa.
Ora più che mai area integra nella città di Roma.
In questo contesto, in un edificio di nuova costruzione, si inserisce l’interno di un duplex.
Qui prevale il carattere, la forza, la determinazione contrapposte alla leggerezza e alla duttilità di una vita in divenire: quella di un giovane meno che trentenne.
Qui v’era un’antica fabbrica del ghiaccio.
L’innesto è il focus: un setto attrezzato continuo, in ferro crudo e legno, pensato come raddoppiamento dei muri si dirama sui tre assi spaziali per ispessire la consistenza di uno degli elementi primari della costruzione. Ridonare preziosità alla struttura tramite setti aggiunti, che si condensano, si allentano, si stringono attorno, si riaprono e poi si estendendono; sincroni, invertiti, alterni, che racchiudono, schiudono e raccolgono l’intimità di questa casa: i setti sono elementi diafani per vedere, intravedere, celare, scoprire, raddoppiare: un guardaroba, un ingresso, un corridoio, una grande cucina, una libreria.
L’abitante di questi spazi è un giovane in costruzione, una vita in divenire, l’essere vuole manifestarsi ma anche nascondersi e sentirsi protetto. E’ una casa in bilico tra sicurezza e avventura.
Qui e ora tutto possible: per questo è un interno nudo, materico ove l’elemento primario è il limite, inteso come demarcazione di un confine o di un angolo. Il ferro, crudo, duro, e il legno, nobile, duttile, si compensano nel carattere e attraversano tutti gli spazi; si attribuiscono i reciproci destini in una partitura ritmica e dialogano sincroni rivelando la loro essenza. E così come in una partitura musicale minimalista la serialità apparente restituisce, seppur in minimi cambiamenti, l’unicità e l’irripetibilità del singolo dettaglio.
L’angolo, pensato come nodo, emerge da un disegno mai marginale ma vivo, designato e riabitato. Così come nella scala: i due snodi, alla partenza e all’arrivo, grevi, materici - a terra in legno e totalmente in ferro al solaio - leggero è invece il percorso lineare dei gradini a sbalzo al centro. E’ possibile avere due diverse visioni: nella vista dal basso la struttura scheletrica in ferro, mentre dall’alto il corpo, tutto, legno e ferro, nella sua pienezza. Un continuo pensare a tre dimensioni, concentrate sui limiti dell’angolo, rarefatti dagli specchi ma allo stesso tempo generatori di inaspettate illusioni ottiche. Il soffitto in legno rispecchia il disegno del pavimento e riporta il passo di suddivisione del contenitore.
La sensazione è di straniamento e riscoperta dello spazio, un rimettersi in gioco ritornando in angolo, al limite - così come nel gioco del calcio - per poi ripartire dallo stesso.
Un nastro continuo, battiscopa e poi corrimano percorre la scala finendo per ancorarsi al solaio e configura una protezione che allude alle corde di un boxe ring.
Nella camera padronale la posizione dell’armadio, centrale, fisso, divide e scherma lo spazio intimo, creando diverse funzioni: una parte percorso e contenitore, l’altra testata del letto e server.
La pavimentazione in rovere è disegnata per mettere in evidenza i percorsi dell’abitante lungo i setti di ferro; le grandi finestre incorniciate per introiettare e poi restituire scoperta e stupore del paesaggio urbano. Sono spazi fluidi, slegati dai modelli precostituiti o superati. Accorgimenti che accompagnano l’esistenza dell’uomo che abita il contemporaneo.
Portonaccio.
Historical countryside of the Ager Romanus.
Ruins of important tombs. Railway station afterwards.
Pasolini’s ardent images and fervid urban development.
Popular buildings. Population density.
Area integrated in the city of Rome, now more than ever.
The interior of a duplex is found in this context, in a newly erected building.
Here, the character, power and determination prevail, opposed to the lightness and ductility of an evolving life: that of a young man, under thirty years of age.
Here, there was an ancient ice factory.
The connection is the focus: a continuous, equipped panel in raw iron and wood, thought as double wall, branches out into three spatial axes to thicken the consistency of one of the main building components. Value is conferred to the structure through additional panels that merge, loosen, huddle around, re-open and lastly extend; synchronous, inverted, alternate, they embody, unveil and gather the intimacy of this home: the panels are diaphanous to see, glimpse, conceal, discover, double: a wardrobe, an entrance, a hall, a large kitchen, a bookcase.
The person inhabiting these spaces is a young man being formed, an evolving life, the human being wishes to reveal himself but also hide and feel protected. It is a home in balance between safety and adventure.
Everything is possible here and now: for this reason, it is a bare, material interior where the primary element is the limit, intended as delimitation of a boundary or a corner. Raw, hard iron and noble, ductile wood compensate each other in the character and through all spaces; they attribute the reciprocal destinies to each other in a rhythmic score and dialogue in synch, revealing their essence. And as a minimalist musical score, apparent seriality brings out the uniqueness and unrepeatability of the single detail, even if in minimal changes.
The corner, thought as bond, stands out from a drawing that is never marginal, but alive, designated and re-lived. As in the scale: the two heavy material hubs, at departure and arrival – wood on the floor and totally iron in the slab – the linear layout of the cantilevered treads at the centre is instead light.
Two different views are present: the iron skeleton-like structure viewed from below, while from the top, the entire body in wood and iron, in its whole. A constant reminder to the three dimensions, focused on the edges of the corner, rarefied by the mirrors but at the same time creating unusual optical illusions. The wood ceiling reflects the floor design and reproduces the distribution pace of the container.
The sensation is that of alienation and re-discovery of the space, a new challenge by going back to the corner, to the limit – as in football- and then resume from it.
A continuous band, first skirting and then handrail, runs along the stairway ending attached to the slab, configuring a protection that reminds the ropes of a boxing ring. In the master bedroom, the central, fixed position of the wardrobe divides and separates the private space, creating different functions: partly path and container, and partly headboard and server. The floor in oak is designed to bring out the resident’s paths along the iron panels; the large framed windows to introject and then revert the feeling of discovery and astonishment instilled by the urban landscape. The spaces are fluent, detached from pre-built or outdated models. Expedients that accompany the life of a man living in the modern age.