Podere in Etruria [interiors.2018]

 

Cartolina da un interno.

La cartolina è un fermo-immagine, di viaggio, di luogo, di vita, di movimento.
Scelta con cura si lascia osservare e meditare.
E’una rappresentazione interposta, una soglia, tra la visione e il vissuto.

Questo è il ridisegno di un podere, una cartolina dall’Etruria Meridionale.
E’ qui che siamo immersi, in un terreno di circa diecimila metri quadri, impregnati di storia.Il collegamento tra le immagini dell’architettura e quelle di una camera cinematografica in movimento mi è spesso naturale (in anglosassone “camera” vuol dire cinepresa, esatta metafora di “stanza con vista”): entrambe le scritture partono da un foglio o un telo bianco, l’azione e il movimento sono intrinsechi ma successivi.

Le case narrano avvenimenti di andi-rivieni, in crescendo, che intensificandosi si snodano e a volte si dissipano.
Questo è un lavoro per una famiglia di cinque persone che ingloba una visione del passato, del presente e del futuro.Tutt’assieme. Un viaggio che coinvolge in profondità ed interpella il senso di casa, di consuetudini, di appartenenza e di identità culturale. Qui possiamo davvero viaggiare. Questa casa stessa, di 250 mq, è fatta di strati, di visuali, di attraversamenti, aperture e chiusure che sono i “viaggi dell’abitare”. La casa si muove.

Pro-iectus vuol dire andare oltre. Ma per andare oltre è necessario tornare indietro. Il rewind dunque è obbligatorio.
Punto di partenza è stato riavvolgere la bobina, tracciando una mappa del passato, rivisitando luoghi noti e meno del paesaggio, lasciati, trovati, disgiunti e uniti poi riproiettati in avanti. Disegnare una casa tramite gli stessi tracciati, legati ad una storia e cartografia locale è possibile? Può un interno, come una vitis vinifera, aver assorbito la sua forza e il suo essere dal terreno su cui poggia? SI.
Questo interno riporta le forme basiche - la capanna - e i colori primari di un popolo: il rosso, che emerge da terra, l’ocra, il celeste polvere e il nero, lasciati liberamente nell’attraversare ogni spazio con prospettive, viste e inquadrature.
Perché gli interni sono una faccenda dei sensi, essi non sono ignari del nostro passaggio e gli restituiscono significato.

 

Postcard from an interior.

The postcard is a still-footage depicting travel, places, life, movement. Selected with care, it is
delightful to observe and meditate on.
It is an interposed image, a threshold, between vision and experiences.

This is the restyle of an estate, a postcard from Southern Etruria.

We are immersed here, in a land of about tenthousand square metres filled with history. The link between architectural images and those shots of a motion picture camera is often natural for me (in English, “camera” means cine-camera, exact metaphor of “room with view”):
both scripts start from a sheet or white canvas, action and movement are intrinsic but subsequent.

The homes narrate back-forward events that grow and intensify, branching out and sometimes vanishing away. This is a job for a five-member family that encompasses a vision of the past, present and future. All together. A deeply engaging journey which underlies the sense of home, customs, belonging and cultural identity. We can truly travel here. This 250 square metre home is made of layers, views, crossings, openings and closures that represent the "living journeys". The home is fluent.


Pro-iectus means going further. But to go further, you must step back. Rewind is therefore a must. The starting point consisted in rewinding the reel, tracing a map of the past, revisiting known and less known places of the landscape, abandoned, found, divided and joined to be projected further. Is it possible to design a home through the same layouts, linked to local history and cartography? Can an interior have absorbed its power and essence from the land on which it rises, like a vitis vinifera? Yes. 
This interior embodies the basic shapes – the hut – and primary colours of a population: red, which stands out from the ground, ochre, dust baby blue and black, freely released when crossing each space with perspectives, views and shots.

Because interiors are a matter of the senses, they don’t neglect our transit and return its meaning.